Presentato alla libreria Iocisto, il libro del Brand Visual Designer partenopeo, una sorta di “self-help” per raggiungere i propri obiettivi professionali e di vita
di Serena Cirillo – CityWeek
Un pubblico di giovani, creativi, adulti curiosi e imprenditori ha riempito con entusiasmo la sala della libreria Iocisto, nel cuore del Vomero, nonostante le temperature polari che impigriscono chiunque rendendo più allettanti le serate casalinghe piuttosto che uscire per assistere alla presentazione di un libro.
La curiosità è tanta per la storia di successo di Giacomo D’Ippolito, Brand e Visual Designer, che parla della sua professione nel libro “Nel segno di un perché : immagino, creo, dunque sono”. Il volume è, come direbbero gli americani, una sorta di “self-help”( definizione un po’ strana se tradotta in italiano, motivo per il quale spesso si prende in prestito il termine inglese), vale a dire “manuale di auto-aiuto”, una sorta di riferimento per chi ha bisogno di esempi e consigli pratici, genere letterario da sempre molto seguito negli Stati Uniti. Di americano, infatti, ha lo stile, l’approccio e gli esempi di modello culturale, come ha sottolineato lo scrittore Mimmo Grasso nella prefazione.
“Nel segno di un perché” è stato concepito con amore e fortemente voluto dall’autore, già vincitore del premio “Campania Terra Felix”, e al suo esordio come scrittore, perché ha sentito la necessità di trasmettere agli altri la sua esperienza, la sua storia dal felice epilogo grazie alla fiducia avuta nei propri sogni.
Di formazione accademica prettamente economica, Giacomo D’Ippolito circa venti anni fa ha deciso di dedicarsi ad una professione, quella di Brand e Visual Designer, che all’epoca sembrava bizzarra, aleatoria, non sicura e poco redditizia e che ancora oggi i più anziani fanno fatica a comprendere. In Italia, nel Sud, è stato un pioniere, ma ha avuto coraggio e ce l’ha fatta, tanto da vivere una vera e propria ondata di successo che lo ha portato ad essere vincitore di un premio dedicato agli operatori della comunicazione che si sono distinti sul nostro territorio.
“La creatività – l’autore non si stanca di ripetere – è la più alta forma di coraggio che un uomo possa esprimere. E’ la libertà di vivere un futuro fallimento e rialzarsi con la stessa forza con la quale avevi iniziato quell’avventura”. Concetto centrale nella vita dell’autore che ha spiegato bene nel suo piccolo manuale, esortando soprattutto i giovani a credere in sé stessi, non omologarsi agli stereotipi precostituiti e dettati da altri, trovare una motivazione e farsi guidare dalle proprie passioni.
La presentazione, che si è svolta sotto forma di intervista e dibattito tra l’autore e l’abilissimo giornalista e scrittore Michelangelo Iossa, ha catturato l’attenzione del pubblico per la sua vivacità e ricchezza di contenuti. Giacomo D’Ippolito ha fornito puntuale risposta su alcune questioni che, leggendo il libro, hanno suscitato forte curiosità.
Per esempio, come è arrivato a fare chiarezza nella sua vita e capire il percorso da seguire, come ha trasformato i momenti di crisi in opportunità, come è riuscito a prendere il famoso “treno che passa due volte”, avendolo perso la prima, come ha colto l’occasione della sua vita, cioè la collaborazione offertagli da Pietro Del Vaglio, interior designer di fama internazionale, presente in sala.
L’atteggiamento dell’imprenditore del visual design è un mix tra mentalità americana e arte di arrangiarsi napoletana. Dalla tradizione americana ha mutuato lo stile di vita: ha lasciato l’Università per mettere su un business da giovane, sebbene vivesse in una società fortemente condizionata dall’importanza del titolo di studio. Si è iscritto di nuovo all’università da adulto, dopo aver maturato un’esperienza lavorativa che gli ha permesso di rendere più proficuo l’apprendimento teorico.
Ha pianificato e conseguito la laurea come un “business plan”. Ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, di lasciare il certo per l’incerto, di cambiare carriera e osare. Di napoletano ha conservato la capacità di adattamento, che è la più grande virtù del popolo partenopeo, l’inguaribile ottimismo, e l’energia vulcanica per condurre la propria vita per tanti anni su un doppio binario: il lavoro dipendente e il lavoro in proprio. La presentazione ha offerto numerosi spunti di riflessione e dato origine ad un interessante dibattito tra i relatori e il pubblico, suscitando curiosità che la lettura del libro potrà sicuramente soddisfare.
Per concludere, Iossa, ha citato un concetto molto attuale associandovi un monito universalmente valido: “in un’epoca di omologazione selvaggia è più che mai necessario dare spazio alla creatività. Persino l’algoritmo tende ad omologarci, noi mettiamolo in crisi”. L’autore ha salutato sottolineando che l’obiettivo del libro è far vivere agli altri la loro storia attraverso la sua, esortando ancora una volta a credere nella creatività e parafrasando la frase di Dostoevskij “La creatività salverà il mondo”.